Location: 
Venezia
Timeline: 
da 2016 a 2017
Tipologia di intervento: 
restauro, recupero e consolidamento
Importo lavori: 
3.460.000,00 €
Committenza: 
Comune di Venezia
Categoria: 
OS2A
Descrizione dell’intervento

II progetto elaborato per il restauro del Ponte di Rialto si fondava innanzitutto sulla consapevolezza del grande valore storico, architettonico, costruttivo che il ponte riveste e su cui fonda il suo essere cuore e simbolo della città di Venezia.
L’obiettivo comune è stato quindi il restauro, la manutenzione e il riordino complessivo della fabbrica, con anche il coinvolgimento dei proprietari delle “botteghe”. Il progetto di restauro elaborato per questo Unicum architettonico prevedeva il mantenimento della sedimentazione di tutti i valori desumibili dalla vita del manufatto.

Per quanto possibile si è cercato di intervenire con la massima conservazione della materia eseguendo il minimo necessario ad arrestare i fenomeni di degrado, attuando quei correttivi mirati a restituire l’immagine originaria del manufatto.

Il progetto non presumeva infatti l’eliminazione definitiva dei fenomeni di degrado, ammettendo che in tal modo non siano necessari interventi futuri, ma si è limitato ad azioni meno radicali, assumendo la naturale condizione di evoluzione dell’opera che necessita di continua attività di manutenzione per preservarne l’integrità, in modo da poterne tramandare l’immagine.

Le Indagini
L’impegno collettivo nell’effettuazione della fase diagnostica, dell’analisi diretta e del rilievo del ponte ha consentito di mettere a punto un quadro complessivo e coordinato d’informazioni relative agli aspetti geometrici e di misura di ciascun elemento; alla individuazione dei materiali di elementi e strutture ed ai diversi tipi di lavorazione: taglio e trattamenti superficiali; ai segni rivelatori dei processi di degrado pregressi ed eventualmente in corso; ai segni spia di fenomeni di dissesto, ancora una volta pregressi ed eventualmente ancora in atto; alla condizione degli elementi della costruzione sott’acqua; alla condizione dei terreni letti sia rispetto alla consistenza che al significato archeologico.

Nella prima fase, due le condizioni che abbiamo cercato di rispettare: un pericolo ed un auspicio. Il maggiore ostacolo da affrontare è stato quello che deriva dall’agire in nome di una sorta di preselezione. Nell’architettura, come nella scienza, il processo di ricerca comincia con l’osservazione. “Tanto chi osserva un fenomeno naturale quanto chi esamina una testimonianza umana non si limita, però, alla semplice osservazione del materiale a sua disposizione. In effetti l’osservatore quando fissa la propria attenzione su certi oggetti obbedisce, consapevolmente o no, ad un principio di preselezione; ci interessa sempre quello che noi stessi consentiamo ci interessi” (E. Panofsky). In questa fase del nostro impegno è fondamentale avere consapevolezza di questo limite, ed insieme che si debba compiere ogni sforzo per superarlo. Per farlo bisogna superare due aspirazioni alle quali molti, inutilmente quanto erroneamente, tendono: l’oggettività della conoscenza e l’auspicio di una sua completezza. Il percorso da seguire e l’obiettivo da proporsi dovrebbero, invece e con evidenza, essere altri.

Allora il compito diviene quello di “vedere le cose come sono” ed in questo il “mezzo (è di) riuscire a vederle da cento occhi, da molte persone. Era una via sbagliata, quella di sottolineare l’elemento impersonale e di definire morale il vedere dall’occhio del prossimo. Giusto è vedere molti prossimi e da molti occhi, tutti occhi personali” (F. Nietzsche).